La protesi mobile totale seguendo la tecnica del Prof. Rudolf Slavicek

Tratto dall’articolo “Appassionarsi alla protesi totale” di Melano Maurizio pubblicato sulla rivista internazionale di odontotecnica DENTAL DIALOGUE(Anno XIII N. 8/2006)

Perchè ho scelto e perchè scegliere la tecnica del Prof. Rudolf Slavicek

Introduzione

Per anni ho frequentato corsi, seguito conferenze e dibattiti sulla protesi mobile totale, ho affinato metodi ma tutti mi lasciavano sempre insoddisfatto, non riuscivo ad ottenere risposte soddisfacenti a domande elementari ma per me basilari, come determinare una dimensione verticale corretta o dove posizionare correttamente i denti per dare funzionalità e stabilità alla protesi. Le risposte che incontravo erano sempre simili e puramente empiriche: ”bisogna affidarsi all’aspetto estetico e all’esperienza del clinico o del tecnico…”. I corsi si concludevano sempre con lavori estetici bellissimi, flange caratterizzate in modo naturale ma la domanda rimaneva  sempre la solita: la protesi funziona?  Il paziente mastica?  E, soprattutto, si adatta alla protesi? 
Finalmente nel 2001 sono venuto a conoscenza del metodo sviluppato dal Prof. R. Slavicek e davanti a me si è aperto un mondo nuovo. Le mie domande incontravano risposte certe ed ho iniziato ad appassionarmi alla protesi mobile e a vederla non più come una semplice “dentiera” ma come una vera e propria riabilitazione protesica totale. Questo metodo, infatti, ruota principalmente su un elemento basilare che dà la possibilità di stabilire la dimensione verticale più corretta per quello specifico paziente, l’esatta posizione dei denti e il piano occlusale più congruo determinato caso per caso, ( valori determinanti per il successo in protesi totale). Sto parlando del tracciato cefalometrico, esame che permette all’odontoiatra di stabilire questi valori rispetto a dati clinici e trasferirli all’odontotecnico affinché quest’ ultimo possa costruire in articolatore una protesi basata su valori certi e non più empirici o puramente artistici!
Va altresì detto che il metodo deve essere legato naturalmente ad una accurata diagnosi da parte del clinico per poter iniziare il lavoro su un paziente non disfunzionale e soprattutto stabile a monte a livello articolare e quindi occlusale.
Ho presentato un caso per poter spiegare in modo chiaro la realizzazione di una protesi con questo metodo.

Un caso

Il paziente sul quale abbiamo costruito la protesi era stato precedentemente stabilizzato occlusalmente mediante una placca di verticalizzazione (placca sandwich) costruita sulle sue vecchie protesi riadattate e ribasate. Da questa condizione inizieremo a trattare e illustrare il caso.
La tecnica prende in considerazione dati clinici nel realizzare una protesi e perciò si partirà sempre da una radiografia laterale per progettare un tracciato cefalometrico dal quale ottenere:

– dimensione verticale

piano occlusale

– altezza e inclinazione degli incisivi inferiori (e di conseguenza la posizione di tutti gli altri denti)

– l’overjet e l’overbite

Foto 1

Foto 1

Il primo passaggio prevede una RX latero-laterale del cranio con in bocca le protesi provvisorie o le vecchie protesi riadattate con placche di verticalizzazione. In entrambi i casi è importante che il paziente abbia una buona stabilità occlusale.
Da questa radiografia il clinico svilupperà il tracciato cefalometrico determinando così le variazioni da apportare alla dimensione verticale, la posizione e l’inclinazione degli incisivi inferiori e di conseguenza dei superiori, l’inclinazione del piano occlusale rispetto al piano asse-orbitale e la posizione del primo molare inferiore.

Una protesi in prima classe richiede un’inclinazione degli incisivi inferiori di circa 90° rispetto all’asse intercondilare, e il piano occlusale deve variare tra i 10 e 12 gradi di inclinazione rispetto al piano asse-orbitale e non deve mai superare il punto XI. Gli incisivi superiori dovranno formare con la loro inclinazione un angolo di 132° rispetto gli incisivi inferiori. Tutti questi dati vengono ricavati dal tracciato realizzando un vero e proprio progetto che darà così al tecnico la possibilità di realizzare una protesi funzionale ed estetica trasferendo il “progetto” in articolatore.

In riferimento al caso clinico preso in considerazione i dati ricevuti dallo studio sono i seguenti:

– inclinazione incisivo inferiore 88°

– altezza incisivo inferiore 15 mm

– inclinazione piano occlusale 10°

– overbite e overjet 1 mm

Con questi dati potremmo iniziare a costruire i valli in resina che avranno anche la funzione di portaimpronta individuale.

Sviluppati, i modelli primari, verranno montati in articolatore utilizzando un blocco di silicone (Fig. 2), ottenendo così una prima registrazione occlusale già molto vicina alla dimensione verticale da utilizzare. Questo blocco di silicone viene realizzato inglobando la forchetta dell’arco facciale (Fig. 3) e improntando le due arcate. Avremo i due modelli primari montati in articolatore e posizionati correttamente nello spazio grazie all’uso dell’arco facciale.

Fig. 2

Fig. 3

Con i modelli in articolatore (Fig. 4-5-6-7) e, aiutandoci con un inserto specifico per determinare l’inclinazione del piano occlusale (Fig. 8), si realizza il vallo inferiore che dovrà rispettare i valori comunicati al laboratorio (Fig. 9).

Fig. 4

Fig. 5

Fig. 6

Fig. 7

Fig. 8

Fig. 8

Fig. 9

Successivamente si realizzerà il vallo superiore (Fig. 10). Avremo così due valli che corrisponderanno ai valori del tracciato cefalometrico e ci aiuteranno per una prima valutazione estetica e fonetica.

Fig.10

Rispettando la posizione e il profilo che avranno poi i denti potremo valutare con i valli l’aspetto estetico e appuntare sugli stessi tutte le informazioni necessarie (Fig. 11).

Fig. 11

Inoltre, i valli avranno anche funzione di portaimpronta. Infatti verranno bordati e utilizzati per l’impronta definitiva ma, aspetto molto importante, ci serviranno per determinare l’esatta posizione tra il mascellare superiore e quello inferiore con la tecnica delle tre cere.

Il clinico rileverà la posizione articolare inserendo un foglio di cera “moyco” fra i valli e guidando il paziente in relazione centrica (reference position). Questa operazione verrà ripetuta tre volte con tre cere diverse per poter avere in seguito una prova attendibile di ripetitività (Figg. 12-13). Infatti se avremo due cere corrispondenti, (usando la tecnica del modello “split cast”), avremo la certezza assoluta della posizione tra il modello superiore e inferiore e potremmo lavorare con la massima tranquillità.

Questo è un altro grande vantaggio dei valli in resina, poiché si possono manipolare senza il pericolo di rovinarli o distorcerli come succede con un vallo tradizionale in cera.

Fig. 12

Fig. 13

I modelli ora sono montati in articolatore (Fig. 14). Per questa operazione si usa un gesso specifico a bassissima espansione (Artifix) e, cosa molto importante, non toccheremo assolutamente il gesso dopo aver chiuso l’articolatore.
Gessature lisce e ben levigate modificano l’espansione e di conseguenza la precisione della messa in articolatore.

Fig. 14

Altra cosa basilare è la quantità di gesso utilizzata.
Grandi quantità di gesso sono sconsigliate, poichè anche in questo caso con una grande massa gessosa avremmo certamente una maggiore espansione. E’ consigliato pertanto di gessare in due fasi separate aiutandosi con una spugnetta bagnata che creerà una intercapedine che colmeremo in un secondo tempo. Nel caso dell’articolatore Reference SL non incontriamo questo svantaggio poichè siamo in grado di usare varie altezze di placche per articolazione che ridurranno sempre al minimo la quantità di gesso utilizzata.
Ora non ci rimane altro che sostituire ai valli i denti seguendo sempre i valori iniziali della cefalometria. Monteremo così gli incisivi inferiori e via via gli altri denti inferiori aiutandoci ancora una volta con l’inserto per determinare il piano occlusale. Avremo così ottenuto un piano dentato inferiore. A questo punto si procede con il montaggio dei denti superiori (Figg. 15-20) .

Fig. 15

Fig. 16

Fig. 17

Fig. 18

Fig. 19

Fig. 20

Si passa alla prova in studio dove in alcuni casi sono necessari alcuni lievi spostamenti degli incisivi superiori per avere un aspetto estetico ancora più naturale, ma in questa fase (se le operazioni precedenti sono state eseguite correttamente) la prova montaggio va sempre bene poichè l’estetica e i vari piani erano già stati determinati e valutati in precedenza con il tracciato e successivamente con la prova dei valli.

Dopodichè non rimane che resinare con la tecnica abituale e consegnare la protesi non prima però di aver ricontrollato in articolatore i vari contatti occlusali e i movimenti di lateralità e protrusiva.

Conclusioni

Grazie al tracciato cefalometrico e alle molteplici informazioni ottenute seguendo scrupolosamente la metodica del Prof. Slavicek, qui descritta, posso affermare che ogni odontoiatra può essere in grado di ottenere ottimi risultati estetici, funzionali e di stabilità riguardo la protesi totale.
Per maggiori informazioni il nostro laboratorio sarà grato di offrirvele personalmente nel Vostro studio senza alcun impegno da parte vostra.

Fig. 21

Paziente con vecchie protesi di profilo

Paziente con vecchie protesi frontale

RX con vecchie protesi

Paziente con protesi rialzata di profilo

RISULTATO FINALE